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Bologna : Odoya, 2017
Abstract: Scipione Gonzaga ebbe un ruolo di primo piano nella cultura del suo tempo. Pupillo di uno dei porporati più influenti del secolo, cominciò adolescente la sua corsa al cardinalato, ma anche a causa della prematura morte del padre e dello zio dovette rassegnarsi a reggere le sorti della famiglia, misurandosi anche con le sottili trame imbastite dai parenti che cercavano con ogni mezzo di sottrargli il minuscolo Stato paterno. Musico, poeta e collezionista d'arte, manifestò presto un carattere forte che lo portò a farsi diversi nemici, quando, ad esempio, osò contraddire aspramente l'imperatore di cui era ospite e a sfidarne a duello, per questioni religiose, il comandante delle guardie pretorie. La sua vita si snoda attraverso le corti più splendide d'Italia, dove il Gonzaga allacciò rapporti decisivi con personaggi destinati alla celebrità, quali Torquato Tasso, san Carlo e Federico Borromeo, san Filippo Neri e musicisti come il Palestrina. Frutto di anni di ricerche, questo libro ci dice molto di più dell'autobiografia scritta dal protagonista (con inevitabile "parzialità") cinque anni prima della morte. Emergono infatti i retroscena spesso drammatici - all'epoca inconfessabili - di decine di letterati, cavalieri, eunuchi, musici, religiosi, molti dei quali oggi ingiustamente dimenticati. Si dipanano le logiche impietose, i complessi meccanismi psicologici e politici, in particolare della corte pontificia e del Sant'Uffizio, che proprio allora cominciava a seminare il terrore in ogni ceto sociale, mietendo vittime illustri.
Moderators: Valentina Tosi
14 marzo 2024 alle 06:22
Come era d´uso in tutte le grandi dinastie gli incarichi per la numerosa figliolanza, prima quella legittima e poi quella illegittima, erano predeterminati; in particolare si cercava di avere qualcuno che contava anche nel clero e così, accanto ai principi di ogni signoria, era d´uopo aspirare ad avere un principe della Chiesa. I Gonzaga, una famiglia che ha dominato per lungo tempo, diede i natali, se la memoria non m´inganna, a dodici vescovi e a dieci cardinali, non facendosi mancare anche un santo, che se non aveva poteri terreni, diventava oggetto di culto e infatti ebbe San Luigi.
Nell´ambito di questi incarichi di potere il più famoso fu indubbiamente il Cardinale Ercole, tanto per intenderci si tratta di colui che presiedette il famoso Concilio di Trento, quello indetto per contrastare la Riforma luterana e per questo definito il Concilio della Controriforma. Inoltre, dopo la morte del nipote Francesco III, fu reggente del Ducato di Mantova, occupandosi anche dell´educazione dei parenti giovani, fra i quali ci fu un certo Scipione Gonzaga, nato a Mantova l´11 novembre 1542, e deceduto poi a San Martino dall´Argine il 11 gennaio 1593, figlio secondogenito di Carlo Gonzaga ed Emilia Cauzzi, e pertanto destinato alla carriera ecclesiastica. Il giovinetto dimostrò una buona vocazione religiosa e un interessamento particolare allo studio, tanto che frequentò l´Università di Padova, laureandosi in filosofia e teologia. Il cardinale Ercole apprezzò molto la dedizione e l´intelligenza del nipote, al punto da portarlo con sé a Trento ove si teneva il famoso Concilio e dove nel 1563 l´alto prelato morì. Pur venendogli a mancare la solida sponda dello zio, Scipione diventò principe di Bozzolo nel 1568, brigando non poco per difendere la posizione dai parenti che ambivano il possesso del suo piccolo dominio. L´uomo era indubbiamente intelligente, preparato e volitivo, per cui riuscì a farsi largo per ritagliarsi, più che una fetta di celebrità, un po´ di quel potere che il nome della sua famiglia evocava, così che nel 1587 divenne Cardinale e governò il Monferrato dal 1590. Fu indubbiamente un personaggio, non certo minore, della casata e i traguardi raggiunti lo dimostrano, ma è giusto ricordarlo anche per le sue passioni per la musica, per la poesia e per le collezioni d´arte; di certo non ebbe vita tranquilla, perché cercare un posto al sole voleva dire mettersi in concorrenza con altri e Scipione di nemici se ne fece non pochi.
Luca Sarzi Amadè, sulla base anche dell´autobiografia scritta dall´interessato cinque anni prima della sua morte, narra con questo suo libro la vita di un uomo che non si accontentò di essere una comparsa, ma che ambì, riuscendovi, a raggiungere traguardi prestigiosi. Lo fa con quella meticolosità che gli è propria, curando molto il contesto, onde meglio comprendere i comportamenti del protagonista, con correlazioni a volte forse eccessive, in una profusione di fatti, di personaggi, di costumi che se da un lato stupisce e affascina, dall´altro rischia di far confondere il lettore. Questo è l´unico appunto che ritengo di fare all´opera che peraltro è di notevole interesse per comprendere anche gli eventi salienti di un´epoca, quella della seconda metà del XVI secolo, quella della Riforma e della Controriforma, delle guerre di religione, della Santa Inquisizione, quella della fine di quel meraviglioso periodo culturale che risponde al nome di Rinascimento.
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