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Roma ; Bari : Laterza, 2012
Abstract: "Mi è stata donata una infanzia selvatica e ingavagnata, dignitosamente povera e felice, trascorsa in un minuscolo appartamento delle Case Popolari insieme a mia mamma e i miei nonni materni, gli unici nonni che abbia mai avuto; non avevo nemmeno bisogno di andare al cinema per godere di un qualche spettacolo, mi bastava aspettare l'ora di pranzo, e qualcosa di mirabolante sarebbe sicuramente accaduto. Sono uno degli ultimi della mia generazione a essere nato in dialetto, tra persone che parlavano solo quello, e sono cresciuto in una lingua meticcia italiano romagnola in cui le cose accadevano diversamente".
Moderators: Valentina Tosi
1 dicembre 2024 alle 09:35
Da un romagnolo mi sarei aspettato uno scritto sulla Romagna descritta come un grande paese, con personaggi indimenticabili, il tutto accompagnato da una vena più o meno marcata di ironia, e in effetti il tentativo c’è stato, nel senso che Cavina deve essersi ricordato dell’Amarcord di Fellini. Il risultato però è molto diverso, il che dimostra che gli svolgimenti dello stesso tema, per quanto ci sia il tentativo di scopiazzare quello del più bravo, non sono mai in grado di dare i risultati sperati. Perchè? La differenza sta nel manico, cioè nelle doti innate, in base alle quali c’è il narratore di razza e c’è chi scrive, chi si arrabatta a mettere giù di due righe , assai più da artigiano che da artista.
E cosi Romagna mia! anziché appassionarmi e divertirmi è stata l’occasione per annoiarmi, tanto sono limitate, e peraltro mal sviluppate, le idee.
Per concludere, non intendo tediare ulteriormente chi leggerà questa mia opinione, per conoscere Cristiano Cavina ho scelto tre sue opere e solo una, Fratelli nella notte, mi è sembrata discreta, a differenza delle altre due, troppo modeste.
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