Trovati 6 documenti.
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Talmud babilonese : trattato Rosh haShanà (Capodanno) / curatore Riccardo Shemuel Di Segni
Firenze : Giuntina, 2016
Abstract: Il trattato Rosh haShanà si apre con la descrizione e la discussione rabbinica sui diversi capodanni. Una parte significativa è dedicata al capodanno più importante, quello di fine estate-inizio autunno, che dà il titolo al testo. La tradizione fa risalire la creazione del primo uomo al 1° del mese di Tishrì, il primo dei due giorni di Rosh haShanà. In esso si celebra la sovranità di Dio su tutto il creato e l’unità del genere umano che discende dal primo uomo. Secondo i Maestri, l’uomo fu creato il primo di Tishrì, mentre la creazione del mondo iniziò cinque giorni prima, il 25 del mese di Elul. Rosh haShanà ricorda quindi la creazione dell’uomo, un uomo la cui dignità e la cui immagine divina devono essere rispettate e difese, senza alcuna distinzione di popolo, di religione, di cultura, contro ogni violenza. È paradigmatico che il giorno di Rosh haShanà si legga il brano della Torà sulla legatura (“sacrificio”) di Isacco. Insegnano i rabbini che Dio mise alla prova (nissà) Abramo perché il comportamento del patriarca potesse divenire una bandiera (nes) per tutti i popoli. Abramo ha avuto la forza di vincere la tentazione di adeguarsi ai costumi degli altri popoli: il patriarca – riconosciuto come tale anche da cristiani e musulmani – non ha ascoltato solo la voce che gli imponeva di sacrificare il suo unico figlio sull’altare, ma soprattutto quella che gli ordinava di non macchiarsi le mani con il suo sangue. Infatti lo shofàr (corno d’ariete) che si suona a Rosh haShanà ricorda l’animale che fu sacrificato in sostituzione di Isacco. Uno spazio significativo del trattato Rosh haShanà si occupa proprio del suono dello shofàr. La ricorrenza di Rosh haShanà è strettamente legata al suono dello shofàr e alla sua capacità di suscitare il ricordo. In questo precetto c’è una dimensione verticale uomo-Dio. L’uomo suonando lo shofàr chiama in causa il Creatore che a sua volta si ricorda di chi lo invoca. Dio viene descritto nel giorno di Rosh haShanà come “colui che ricorda tutte le cose dimenticate”. Lo shofàr deve suscitare nell’animo umano il ricordo della propria condizione di creatura. L’attenzione divina è chiamata come un figlio che cerca il padre, con un suono che non presenta parole, ma ricorda il pianto. La tradizione indica che lo shofàr, aiutando a penetrare nella parte più intima dell’anima, serve a “scuotere”, come dice il profeta Amos (3, 6), innestando un processo di teshuvà (pentimento-ritorno). Rosh haShanà è anche definito il “Giorno del Giudizio”, perché l’ebreo lo celebra dedicandosi all’esame e alla riflessione sui comportamenti tenuti durante l’anno, invocando il perdono di Dio, il pentimento e il ritorno, la teshuvà. Nella pagina 17b/1 è scritto: “Disse rabbi Yochanàn: Grande è l’efficacia della teshuvà che annulla la sentenza negativa sull’uomo". La teshuvà è un atto di coscienza, di consapevolezza, di disponibilità a prendere posizione e assumersi le proprie responsabilità per il futuro. Teshuvà significa “ritorno” ma vuol dire anche “risposta”. Il passato non è modificabile, ma in compenso la teshuvà ci dà il potere di plasmare il futuro. Così come Dio ha il potere di “cominciare”, l’uomo con la teshuvà di Rosh haShanà ha il potere di “ricominciare”. Si tratta di un cambiamento qualitativo. I saggi danno una definizione della teshuvà sconvolgente e apparentemente paradossale: “Essa trasforma i peccati in buone azioni”. Lo scopo della teshuvà è secondo i mistici di far tornare l’anima alla sua radice, là dove era contenuta, nella spiritualità di Dio.
Firenze : Giuntina, 2015
Abstract: Il presente volume, che costituisce un importante contributo allo studio della storia e dell’arte ebraica italiana, illustra 72 ketubbot inedite, per lo più italiane, delle quali 68 appartenenti alla collezione di Judaica di Gianbeppe Fornasa e 4 conservate presso il Fondo Campori della Biblioteca Estense di Modena. I dati contenuti nelle loro schede descrittive ci forniscono preziose informazioni su un momento significativo della vita delle comunità ebraiche italiane dei secoli XVII-XX, oltre a svelarci le tendenze artistiche in voga nelle varie epoche e nelle diverse città. Quello dell’arte ebraica è certamente un campo con ancora molti materiali da esplorare. Carattere precipuo dei contratti matrimoniali ebraici è, per la natura stessa del documento, quello di fornirci sempre la data delle nozze e il nome della città in cui esse furono celebrate, dati che permettono un dettagliato esame storico-artistico dei manufatti. Le quattro ketubbot della Biblioteca Estense di Modena costituiscono altrettanti contratti di nozze celebrate a Verona, Roma, Reggio Emilia e Gibilterra. Quest’ultima, che è l’unica ketubbah non italiana, con la sua data 1795 risulta essere una delle più antiche provenienti da quella località. L’arte decorativa ebraica, come del resto avviene per tutto il mondo dell’antiquariato, condivide con l’arte prodotta in ambito cristiano il diffuso fenomeno dei falsi. La percentuale di manufatti contraffatti è, infatti, abbastanza alta, in entrambi i casi, come dimostra il fatto che falsi si sono rivelati anche alcuni decori presenti nella collezione qui descritta. Interessante, in tal senso, è la documentazione scientifica di un falso emerso non in una ketubbah ma in una Megillat Ester della stessa collezione, confermato grazie ad analisi di laboratorio. Quello che qui si offre al lettore costituisce, dunque, un nuovo importante apporto allo studio dei manufatti ebraici prodotti nella Penisola italiana, senza dubbio l’area geografica che si pone al primo posto per antichità, quantità e qualità decorativa delle ketubbot in essa prodotte nel corso dei secoli.
Tikkun Tehullim : salmi di Davide / a cura di Moise Levy
Roma : Lamed, stampa 2005
Firenze : Olschki, 2004
Abstract: Il volume raccoglie 31 studi dei massimi esperti a livello mondiale, dedicati alla storia degli ebrei in Italia. Precede una rassegna della bibliografia di Vittore Colorni, qui pubblicata qui per la prima volta. Questa miscellanea, curata da Mauro Perani, vuole essere un omaggio per il suo 92° compleanno a Colorni, pioniere nello studio della storia degli ebrei italiani, che egli cominciò a indagare con i suoi primi articoli del 1934-1935 e la prima monografia nel 1945, che resta insuperata per lo studio della condizione giuridica degli ebrei nella penisola.
Il cantico dei cantici : la coppia / Mario Pincherle
Diegaro di Cesena : Macro, 2004
2. ed.
Firenze : La giuntina, copyr. 1984
Abstract: Nel 1976 Josef Yerushalmi ha pubblicato un volume dal titolo Haggadah and History nel quale afferma di aver potuto catalogare tremilacinquecento edizioni della Haggadàh di Pesach che sono uscite durante cinque secoli. E queste sono solo le edizioni che si sono potute reperire: quante altre ne saranno ancora esistite sconosciute o andate perdute in un così lungo periodo di tempo? E come spiegare questo fenomeno editoriale non riscontrabile in altri libri tradizionali ebraici? Forse perché è un libro che si legge in una notte diversa da tutte le altre; una notte nella quale i bambini rivolgono ai più anziani delle domande e tutti sono consapevoli della diversificazione della notte di Pesach da tutte le altre notti.