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× Livello Monografie

Trovati 60 documenti.

L'invenzione del boomer
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Materiale linguistico moderno

Bordone, Matteo <1974->

L'invenzione del boomer / Matteo Bordone

UTET, 2023

Abstract: Il 4 novembre 2019, durante una seduta a tema ambiente del parlamento neozelandese, una deputata di venticinque anni zittisce un collega più anziano con due semplici e all'epoca oscure parole: «Ok, boomer». Inizia così la fortuna di un'etichetta che sembra saldare i fronti di uno scontro generazionale: da una parte, i "figli del boom", che hanno surfato sull'esplosione economica e occupato militarmente tutti i posti di potere; dall'altra, le generazioni nate all'ombra della crisi del nuovo millennio, consapevoli del disastro economico-ambientale e desiderosi di ottenere sui boomer la propria rabbiosa rivalsa - o forse vendetta. Matteo Bordone ricostruisce la storia di questa faida antica come le commedie di Plauto, che nell'era dell'identità sembra aver trovato una nuova, animosa e un po' stolida forza di contrapposizione. Ma questa contrapposizione è vera, in questi termini puramente anagrafici? E soprattutto: ci è utile, al di là degli sfoghi a mezzo social? Anche perché, proprio quando tutto sembra rigido, le acque si mescolano di nuovo: quanti tra i nati negli anni Sessanta, settanta ma persino ottanta si accusano quotidianamente a vicenda di "fare il boomer"? Quanti mettono le mani avanti a suon di "dirò una cosa un po' da boomer, ma..."? Insomma, più L'invenzione del boomer resta un enigma, che cambia forma e funzione di continuo, più diventa importante capire perché abbiamo deciso di affidare a questa parolina un pezzo del nostro modo di vederci e raccontarci nel mondo.

Esiste una guerra giusta?
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Materiale linguistico moderno

Esiste una guerra giusta? : 13 punti di vista su interventismo e pacifismo

UTET, 2023

Abstract: All'indomani dell'"operazione speciale" ordinata da Vladimir Putin, l'Europa si risveglia incredula. I telegiornali trasmettono video di bombardamenti e colonne di blindati che avanzano verso il fronte ucraino. Presto si sprigiona l'orrore: fosse comuni, stupri sistematici, torture, civili rintanati in città isolate, senza acqua ed elettricità. In un pezzo di Europa, nel terzo millennio, due nazioni si ritrovano ad agire di colpo la quotidiana barbarie della guerra, mentre lontano dal fronte il mondo osserva sgomento attraverso un display. Non è il primo conflitto che ci coinvolge in questo modo, mediaticamente, ma è il primo, da molti anni, che preme anche fisicamente, economicamente e politicamente sui nostri confini. Siamo stati abituati a prendere posizione su guerre lontanissime, che finivano per ratificare in politica estera gli stessi schieramenti della politica interna. Quel copione è ormai stravolto, con la sinistra e la destra spaccate al loro interno tra "filorussi" e "filo-ucraini", e infinite altre spaccature: ognuno ha una sua specifica idea sull'invio di armi e sulle sanzioni, sul ruolo della NATO e dell'UE, persino sulla necessità stessa di intervenire, o meno, nel conflitto, su come si debba cercare la pace, e su come si possa essere pacifisti oggi. Questa guerra ha rimesso insomma in circolo di colpo secoli e secoli di dibattito su questo tema che da sempre infiamma i politici, gli storici, gli attivisti, i giuristi e i filosofi: "Esiste una guerra giusta?" Abbiamo riunito tredici autrici e autori per rispondere a quella stessa domanda, prendendo spunto dall'attualità ma muovendoci tra epoche e culture: dall'antica Grecia alle guerre balcaniche, dal pacifismo di Erasmo all'attendismo di Sun Tzu, dalla minaccia atomica alla resistenza dei curdi in Siria, dai fragili equilibri europei al dramma dei profughi, dal nesso tra guerra e patriarcato allo spirito originario dietro l'articolo della Costituzione per cui «l'Italia ripudia la guerra».

Un'altra donna
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Materiale linguistico moderno

Guerra, Jennifer <1995->

Un'altra donna / Jennifer Guerra

UTET, 2023

Abstract: Per millenni la donna è stata definita per difetto rispetto all'uomo: secondo Platone la donna è meno virtuosa, per Rousseau è più debole e passiva, per Schopenhauer ha minor raziocinio. E se il carattere femminile era ridotto a una semplice somma di difetti e limitazioni, lo stesso succedeva al corpo, meno adatto alle fatiche e al lavoro, gravato dal peso del ciclo mestruale e della gravidanza, spesso un vero e proprio ostacolo, o almeno un ingombrante fardello. Il sesso femminile era insomma una semplice deviazione dalla normalità, dal vero Sesso, quello maschile. Ed è su questa idea che si sono gettate le fondamenta della sottomissione femminile, forgiate le chiavi con cui le donne sono state relegate dentro lo spazio domestico. Oggi il sistema patriarcale che per secoli ha governato la società è sistematicamente contestato e anche le differenze biologiche o culturali tra i generi, saldo fondamento del vivere occidentale, non sono più un dato oggettivo. Gli steccati che dividono le donne dagli uomini stanno rapidamente rovinando, come spiega in questo breve libro acuminato Jennifer Guerra: «Non c'è più un confine da attraversare, per determinare quella divisione, ma si è aperto uno spazio di possibilità. Qualcosa che non nasce, diventa». Sembra poco, ma è il primo passo di una rivoluzione copernicana, un cambiamento capace di sovvertire la gerarchia sociale primaria, ovvero quella tra i sessi. E se i sessi perdono la loro funzione, che cosa può succedere alla società?

Essere natura
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Materiale linguistico moderno

Staid, Andrea <1982->

Essere natura : uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l'ambiente / Andrea Staid

UTET, 2022

Abstract: Questo libro vuole essere un contributo non solo alla comprensione di un concetto che è quello della pluralità eco-sistemica o multi-naturalista, ma soprattutto vorrebbe essere un manifesto per la presa di coscienza che per cambiare il mondo da un punto di vista ecologico e sociale, per salvarci dal disastro è necessario un modo differente di guardare e pensare alla “natura.” La natura non è un luogo ma un organismo vivente e noi come specie ne facciamo parte, sembra una piccola cosa da comprendere ma è fondamentale per ripensarci nel qui e ora. Dobbiamo pensarla come il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose “inanimate”, una totalità che include evidentemente anche la nostra specie. È giunto il momento di fondare un’ecologia dove tutto il vivente, uomo compreso interagisca senza frontiere di specie. La natura pensata e vissuta non come separata dall’uomo ma come un insieme di relazioni, il paesaggio è prima di tutto un luogo di “vite” da rispettare e comprendere, non un oggetto da museificare, patrimonializzare e mercificare. La natura è un intreccio di vite, non uno slogan per rilanciare l’economia in crisi. Di fatto da come abitiamo e pensiamo l’ambiente, da come sapremo narrare e costruire nuovi modi di abitare possiamo cambiare il mondo.

Sbiancare un etiope
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Materiale linguistico moderno

Faloppa, Federico <1972->

Sbiancare un etiope : la costruzione di un immaginario razzista / Federico Faloppa

UTET, 2022

Abstract: Nel 2017 una pubblicità della Dove fu al centro di polemiche: grazie al potere del brand, una ragazza nera si trasformava in una ragazza bianca dai capelli rossi. Per l’azienda, si trattava di un omaggio alla diversità. Ma in tanti non gradirono: l’effetto sbiancante del docciaschiuma appariva nella migliore delle ipotesi un inspiegabile scivolone, nella peggiore un messaggio razzista, neanche tanto velato. Dai social partì un’ondata di indignazione che fece sparire velocemente lo spot incriminato. Perché quella reazione? Perché, a prescindere dalle intenzioni dell’azienda, quella pubblicità riprendeva un motivo che, nei secoli, si era radicato in molte culture, non solo europee: quello dello “sbiancare un etiope” (o “un moro”, “un nero”), col significato di “fare uno sforzo inutile” o “tentare un’impresa impossibile”. Di questo motivo culturale tanto profondo quanto nascosto, che affonda le proprie radici nei primi secoli dopo Cristo e arriva fino ai giorni nostri, Federico Faloppa raccoglie qui i frammenti e ricostruisce le vicende, muovendosi tra proverbi popolari, fiabe antiche e commedie secentesche, affreschi medievali e dipinti rinascimentali, vignette satiriche e manifesti pubblicitari, pamphlet politici e romanzi autobiografici. Si scopre così che la favola attribuita a Esopo del servo (nero) lavato e sfregato dal proprio padrone trova nei libri per bambini di epoca moderna risvolti moraleggianti e pedagogici sull’immutabilità della natura e dell’ordine sociale, o che il battesimo dell’etiope raccontato negli Atti degli Apostoli diventa motivo iconografico privilegiato nell’Olanda post Riforma protestante. E si tracciano fili rossi che uniscono i padri della Chiesa ed Erasmo da Rotterdam, libri di emblemi e mondi alla rovescia, poesia burlesca e letteratura alchemica, pubblicità di saponi e propaganda fascista, fino ad arrivare a Calimero, il pulcino nero sbiancato da un detersivo che ha segnato l’immaginario italiano del secondo dopoguerra. Nel ripercorrere la sorprendente storia di questo topos di lunga durata, scopriamo anche una vera e propria ossessione “occidentale”, quella per il bianco, attraverso i tentativi – allegorici o reali – di “sbiancare l’etiope”, e di costruire un sistema prima simbolico e poi razzista per raccontare e governare il mondo a propria immagine e somiglianza. L'autore è Professor of Italian Studies and Linguistics nel Department of Cultures and Languages dell’Università di Reading, in Gran Bretagna. Da vent’anni la sua ricerca ruota intorno alla costruzione del “diverso” nelle lingue europee, alla rappresentazione mediatica delle minoranze, alla produzione e circolazione del discorso razzista e discriminante in Italia. Tra le sue pubblicazioni: Lessico e alterità. La formulazione del diverso (2000), Parole contro. La rappresentazione del diverso in italiano e nei dialetti (2004), Razzisti a parole (per tacer dei fatti) (2011), Contro il razzismo. Quattro ragionamenti (con M. Aime, G. Barbujani, C. Bartoli, 2016), Brevi lezioni sul linguaggio (2019). #Odio. Manuale di resistenza alla violenza delle parole (2020). Ha sempre affiancato il suo lavoro di insegnante e di ricercatore a quello di divulgatore e consulente per associazioni e organizzazioni non governative, ed è attualmente collaboratore di Amnesty International Italia per i discorsi e fenomeni d’odio e membro del Committee of Experts on Combating Hate Speech del Consiglio d’Europa.

Non si può più dire niente?
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Materiale linguistico moderno

Non si può più dire niente? : 14 punti di vista su politicamente corretto e cancel culture

UTET, 2022

Abstract: Proposte di legge per contrastare le discriminazioni, discussioni parlamentari sui sostantivi femminili, regolamenti aziendali che sanzionano comportamenti inappropriati, circolari scolastiche su tematiche di genere, partite sospese per cori razzisti. Da tempo i temi distinti ma incrociati di politicamente corretto e cancel culture sono all'ordine del giorno, investendo la sfera privata e quella pubblica, i litigi in famiglia o tra amici e le prese di posizione su giornali cartacei, programmi televisivi, podcast, blog, riviste online e social network. Sono temi che spopolano proprio sui social, dove macinano commenti e polemiche, creando una frattura in un certo senso politicamente inedita: nella contrapposizione tra chi nega l'esistenza della cancel culture e chi si lamenta che "non si può più dire niente" non viene per forza ricalcato il dualismo classico tra sinistra e destra, o tra progressisti e conservatori. Vediamo infatti che il licenziamento di un attore o il macero di un libro innescano discussioni infuocate anche tra persone che su molti altri temi (economici, politici, sociali) sono perfettamente d'accordo. Che cosa sta succedendo? Mentre i media cavalcano il dibattito rilanciando pseudonotizie acchiappaclick su censure a Omero o Biancaneve, la contrapposizione tra i fronti si consuma per lo più in litigate pubbliche sui social o singoli interventi lanciati online o offline come una voce nel deserto, attorno a cui si rinserrano i ranghi della rispettiva fazione. Ognuno finisce sempre così per parlare ai convertiti, senza che si costruisca un dibattito che sia anche un dialogo costruttivo. Come antidoto alla polarizzazione, in questo libro si incontrano idealmente quattordici persone che non sono affatto d'accordo tra loro, ma sono disposte a sedersi a un tavolo di confronto. Ognuna ha scelto di inquadrare il tema secondo i suoi campi di interesse, le sue esperienze e professionalità: linguistica, televisione, comicità, filosofia, storia, sociologia, teatro, pedagogia, politica e quant'altro. Così, nel cercare una risposta alla domanda Non si può più dire niente?, questi quattordici punti di vista aprono inevitabilmente ad altre domande e risposte, che restituiscono complessità al nostro intricato presente. Autori: Matteo Bordone, Elisa Cuter, Federica D'Alessio, Giulio D'Antona, Federico Faloppa, Liv Ferracchiati, Vera Gheno, Jennifer Guerra, Christian Raimo, Daniele Rielli, Cinzia Sciuto, Neelam Srivastava, Laura Tonini, Raffaele Alberto Ventura.

Torneremo a percorrere le strade del mondo
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Materiale linguistico moderno

Allievi, Stefano <1958->

Torneremo a percorrere le strade del mondo : breve saggio sull'umanità in movimento / Stefano Allievi

UTET, 2021

Abstract: Movimenti, mescolanze, avvicinamenti tra le persone sono la norma nella vita dell'uomo. Da quando ha assunto la postura eretta, nulla l'ha fermato dall'errare e cercare ovunque un proprio luogo, facendo della sua storia una storia di migrazioni. La pandemia di Covid-19 ha imposto una brusca frenata ai processi di mobilità acceleratisi negli ultimi decenni, mettendo in questione anche la natura più profonda dell'uomo, il suo essere sociale; imponendo nuove forme di convivenza basate sulla distanza e la separatezza, ha eliminato un aspetto fondamentale dell'incontro con l'altro: il contatto. Stefano Allievi, esperto di fenomeni migratori e "umanità in movimento", mette in luce le ambivalenze della mobilità umana. I flussi migratori trovano la loro origine nel bisogno, nella necessità e nella fuga: guerre, calamità naturali, corruzione, scarsità di risorse sono le urgenze che spingono ogni anno milioni di persone a migrare. Altri invece si spostano per motivi meno drammatici - dal commercio al turismo - o per il desiderio o la speranza di trovare comunque altrove una vita migliore, anche solo temporaneamente. Oltre a sottolineare il forte legame tra disuguaglianze e mobilità, Allievi propone soluzioni concrete per ripensare il significato di confine, controllare le frontiere, gestire i flussi, consentire una mobilità sostenibile sia per i luoghi di partenza che per quelli di arrivo.

Il mondo che avrete
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Materiale linguistico moderno

Aime, Marco <1956-> - Remotti, Francesco <1943-> - Favole, Adriano <1969->

Il mondo che avrete : virus, antropocene, rivoluzione / Marco Aime, Adriano Favole, Francesco Remotti

UTET, 2020

Abstract: Non è solo il coronavirus a prendere d’assedio le società umane: ci sono anche gli sconvolgimenti ambientatali che il nostro “progresso” ha provocato. Il lockdown è stato una forzata, lunga pausa, in cui per legge sono state sospese attività produttive, incontri sociali, manifestazioni culturali. “Sospendere” non è di certo un’idea estranea alle società umane: per esempio, la vediamo teorizzata dagli scettici del mondo antico in contatto con l’India, applicata nella cultura ebraica, praticata dai BaNande del Congo. La differenza è però notevole tra le sospensioni programmate, il cui scopo è di arrestare periodicamente le più importanti attività economiche, obbligando le società a ripartire da zero, e il nostro recente lockdown, un’esperienza straniante e inattesa, del tutto estranea al nostro modo di pensare. Una parentesi che si vorrebbe chiudere definitivamente per riprendere il cammino interrotto, quel “progresso infinito” con cui la civiltà occidentale ha voluto segnare la sua storia e la sua presenza nel mondo. In questa situazione, che cos’ha da offrire il pensiero antropologico? Deve salire sul carro del progresso o, al contrario, lavorare “contro” l’accecamento prodotto da questo mito? L’antropologia si fa portatrice di testimonianze spesso lontane nel tempo e nello spazio, in grado di mettere in luce le “vie di fuga” tracciate da ogni cultura, le sospensioni, anche traumatiche, con cui si pongono domande cruciali sul presente e sul futuro. Non è vero che le società da noi definite “tradizionali” e “premoderne” abbiano lo sguardo rivolto soltanto al passato: al contrario, non è raro trovare al loro interno un confronto esplicito tra generazioni allo scopo di garantire ai giovani un futuro vivibile. Dall’osservazione partecipante del lockdown e dalle riflessioni sulla “cultura dell’Antropocene” in cui siamo invischiati, emerge drammaticamente il “furto di futuro”, l’impressionante debito economico ed ecologico che gettiamo sulle spalle delle nuove generazioni. Come venirne fuori, se non ideando un altro modo di vivere, una rivoluzione che abbia come obiettivo quello di rifondare la convivenza tra noi e gli altri abitanti della Terra, tra noi e la natura?

Il dilemma dello sconosciuto
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Materiale linguistico moderno

Gladwell, Malcolm <1963->

Il dilemma dello sconosciuto : perché è così difficile capire chi non conosciamo / Malcom Gladwell ; traduzione di Eleonora Gallitelli

UTET, 2020

Abstract: In questo saggio Malcolm Gladwell segue un dubbio che tutti abbiamo e lo illumina attraverso la letteratura scientifica, ribaltando i nostri pregiudizi e fornendoci strumenti nuovi per navigare il mondo. Ci mostra come le strategie che usiamo per giudicare gli estranei non sono raffinate come pensiamo, ma poco più che letture superficiali, soggettive e terribilmente fragili. La verità è che, se abbiamo bisogno di capire gli sconosciuti, non siamo, tuttavia, per niente bravi a farlo. Le prove abbondano, nella storia e nella cronaca: il primo ministro inglese Chamberlain nel 1938 incontra Hitler, giudicandolo un uomo ragionevole e votato alla pace; una spia cubana riesce a infiltrarsi per decenni nella CIA, in barba a chi dovrebbe saper riconoscere un traditore; l'incomprensione tra un poliziotto e una donna fermata per un'infrazione monta incomprensibilmente fino all'arresto e al suicidio di lei in carcere. Sul confine tra il bisogno di empatizzare e quello di difenderci, tra la voglia di uscire finalmente di casa e la sicurezza di stare nelle nostre quattro mura, tutti ci barcameniamo in una missione forse impossibile ma necessaria: vivere nella società, collaborare con gli altri, spesso sconosciuti. E quando, inevitabilmente, qualcosa va storto? Poco male, ci spiega Gladwell. Quando tutte le armi a nostra disposizione si rivelano inadeguate, finiamo per usarne un'ultima, tanto umana quanto meschina: piuttosto che ammettere di non saper giudicare, preferiamo abbassare la soglia del sospetto e aumentare la distanza dagli altri, rovesciando tutta la colpa sullo sconosciuto.

Fatti non foste a viver come robot
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Materiale linguistico moderno

Magnani, Marco <1969->

Fatti non foste a viver come robot : crescita, lavoro, sostenibilità : sopravvivere alla rivoluzione tecnologica / Marco Magnani

UTET, 2020

Abstract: Nell'estate 2019 Amazon ha presentato una flotta di droni autopilotati per consegnare gli ordini in mezz'ora. Nei due anni precedenti, il robot cinese Xiaoyi superava l'esame di abilitazione alla professione medica e l'androide Sophia otteneva la cittadinanza saudita dopo difficili test linguistici. Le professioni intellettuali sono a rischio quanto il lavoro di operai e impiegati: sofisticati algoritmi eseguono transazioni finanziarie senza trader, scrivono articoli al posto dei giornalisti, analizzano contratti più rapidamente dei legali, formulano diagnosi più accurate dei medici. Come sempre nella storia, le macchine sostituiscono l'uomo e le innovazioni aumentano la produttività. Ma stavolta, in un mondo globalizzato e iperconnesso, c'è il timore di una crescita senza lavoro e non rispettosa dei vincoli ambientali, sociali, demografici, alimentari, energetici. «Fatti non foste a viver come robot» è una profonda riflessione sul concetto di sostenibilità. L'economista Marco Magnani ritiene possibile una crescita più bilanciata e disinnesca l'allarmismo apocalittico sul destino del lavoro: identifica le mansioni a rischio ma anche i nuovi mestieri; analizza i modelli di crescita alternativi - economia circolare e civile, sharing economy, decrescita felice - e mette a confronto diverse strategie socioeconomiche, dalla riduzione dell'orario di lavoro alla robot tax, dal lavoro di cittadinanza al reddito universale; formula le innovative proposte di capitale di dotazione e dividendo sociale, che faranno molto discutere. Per evitare la crescita insostenibile e il lacerante conflitto uomo-macchina bisogna utilizzare le innovazioni per migliorare la vita dell'uomo, investire senza paura in scuola e formazione, riscoprire la valenza identitaria e sociale del lavoro, soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza gravare su quelle future, preservare la salute del pianeta, far sì che in molti possano beneficiare della ricchezza prodotta. Redistribuendola, ma ancor più creando meccanismi di pre-distribuzione dei mezzi che la generano. L'obiettivo è governare il cambiamento epocale instaurando una convivenza intelligente con le macchine. Fra i «nuovi mestieri» potrebbe essercene soprattutto uno, antichissimo: l'uomo-pastore. Dei robot.

Quella sporca donnina
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Materiale linguistico moderno

Celi, Lia <1965->

Quella sporca donnina : dodici seduttrici che hanno cambiato il mondo / Lia Celi

UTET, 2020

Abstract: Signore della notte, cocotte, lucciole, scarlet ladies, meretrici, filles de joie, cortigiane, escort. Ma anche poetesse, letterate, spadaccine, amanti, filosofe, self made women. Dalla Gerico della Bibbia alle strade patinate di Hollywood, dall’antica Grecia alla Venezia rinascimentale, passando per la Parigi post-rivoluzionaria e la Berlino di Hitler, queste sporche donnine conquistano città, re e generali, scrivono bestseller, diventano milionarie. Fanno paura e affascinano, perché distruggono le norme del vivere civile, eppure cercano disperatamente, e qualche volta inventano di sana pianta, un ascensore sociale prima di loro inimmaginabile. Bisogna però essere disposte a stare al di fuori da ogni canone e regola, o, addirittura, infrangerle tutte. Con precisione e leggerezza Lia Celi racconta dodici storie di prostitute che sono state in grado di conquistarsi un anticipo sulla libertà del xx secolo, dodici Bocca di rosa pronte a tutto pur di decidere del loro destino. C’è chi, come Frine, finisce per diventare l’immagine scolpita della dea dell’amore e chi, come la piccola Su Xiaoxiao, rinuncia al proprio sposo per non comprometterne la reputazione. C’è chi mente alla famiglia per colonizzare il Far West, come Pearl De Vere, ex sartina e in realtà signora dei bordelli di Cripple Creek, Colorado e chi cambia vita e identità, come Pelagia che finì i suoi anni da uomo e in povertà; chi raggiunge il lieto fine delle favole (sposandosi) e chi di favole non ne vuole sapere: meglio ingannare gli uomini e provare a salvare una vita.

Storia universale della svastica
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Materiale linguistico moderno

Heller, Steven <1950->

Storia universale della svastica : come un simbolo millenario è diventato emblema del male assoluto / Steven Heller ; traduzione di Lorenzo Vetta

Utet, 2020

Abstract: «Se volete sapere che aspetto ha il logo dell'odio, non dovete cercare oltre»: da qui parte Steven Heller, celebre grafico e art director, per un'inedita ricognizione nella storia e negli abissi del male. Perché prima di diventare il fulcro della propaganda nazista, la svastica ha attraversato i secoli: come segno di buon auspicio, è comparsa nelle culture più disparate e in mille varianti. Fa impressione sfogliare questo libro riccamente illustrato, un curioso campionario di svastiche che va dall'India ai nativi americani, dall'antica Grecia alla pubblicistica di inizio Novecento, tra biglietti di auguri, scatole di biscotti e riviste per boy scout. Tutto questo patrimonio di immaginario è stato spazzato via dall'uso funesto che ne ha fatto Adolf Hitler, trasformando un simbolo del sole nell'emblema dello sterminio. "Storia universale della svastica" ripercorre questa vicenda per ragionare sui meccanismi dell'appropriazione culturale, perché se l'estetica influenza il linguaggio, è anche vero che nessun "segno" è mai veramente neutro. Succedono cose, nella storia, che sembrano impossibili da cancellare. La svastica è tuttora impossibile da redimere: camuffata o esibita, viene riesumata dalle nuove destre. È inevitabile che sia così: in una società sempre più visuale, la battaglia delle idee passa per forza anche dai simboli. Nonostante la sua perfezione estetica, o forse proprio per questo, la svastica è e forse resterà per sempre una ferita che sanguina.

#Odio
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Materiale linguistico moderno

Faloppa, Federico <1972->

#Odio : manuale di resistenza alla violenza delle parole / Federico Faloppa

UTET, 2020

Abstract: Quando il 10 maggio del 2020 la notizia della liberazione di Silvia Romano si diffonde nei social, la giovane rapita in Kenya diviene in pochi istanti il bersaglio di attacchi di ogni genere, tra auguri di morte, rabbiose accuse contro il mondo del volontariato, generici insulti sessisti. È bastato questo episodio per ricordarci la portata e la violenza di un fenomeno che la retorica dell’“Andrà tutto bene” sembrava aver ridimensionato. Ma che invece è più esplosivo che mai. Il discorso d’odio, o hate speech, non è di certo una novità, ma nell’epoca 2.0 ha trovato il modo di dilagare ovunque, inquinando e polarizzando ogni canale del dibattito pubblico: dai social ai media tradizionali, fino ai discorsi quotidiani al bar, è stato sdoganato, e in alcuni casi istituzionalizzato, un linguaggio via via più violento e pervasivo, ma allo stesso tempo sfuggente e polimorfico. Come avverte il linguista Federico Faloppa, infatti, le parole che feriscono non sono solo gli incitamenti all’odio urlati in maiuscolo dai leoni da tastiera o le invettive dei corsivisti più spregiudicati. Da sempre il discorso d’odio agisce anche in modo subdolo, politicamente trasversale e in forme meno esplicite: con metafore, reticenze e false ironie si esprime spesso al riparo da accuse e provvedimenti giudiziari, disseminando parole offensive, narrazioni stereotipate, stratagemmi retorici capaci di fomentare, in sordina, vecchi e nuovi hater.

LSD
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Materiale linguistico moderno

Codignola, Agnese <farmacologa e giornalista>

LSD : da Albert Hofmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente / Agnese Codignola

UTET, 2018

Abstract: 19 aprile 1943. Albert Hofmann, chimico in forze all'azienda farmaceutica Sandoz di Basilea, inforca la bicicletta e si avvia verso casa. Sembra un giorno come un altro, se non fosse che ha appena assunto 250 microgrammi di dietilammide-25 dell'acido lisergico, un composto da lui stesso sintetizzato nella ricerca di uno stimolante della circolazione sanguigna. Ciò che accade durante il tragitto sconvolge la sua nozione del reale: visioni coloratissime, meravigliose e mostruose, percezioni di realtà parallele, terrori, euforie. E nato l'Lsd. Hofmann coglie subito le potenzialità della sostanza, in grado di squassare l'assetto delle sinapsi e portare a una "Ego dissolution", una tabula rasa dell'io che potrebbe sciogliere traumi, depressioni, emicranie, dipendenze. Per vent'anni sperimenta e contribuisce a diffondere l'Lsd nel chiuso dei circoli scientifici ma anche fuori, nel mondo che sta lentamente uscendo dall'incubo nero della guerra e che si interessa alle possibilità di questo colorato universo lisergico. L'Lsd guadagna popolarità e si trasforma. Anche a causa di strani scienziati-sciamani come Timothy Leary, da farmaco diventa droga simbolo della controcultura, icona della "Summer of Love" e ponte verso la trascendenza orientale. E così nel 1971 l'Onu ne mette al bando la sperimentazione e l'uso, relegandolo nel limbo delle sostanze proibite. Ma non sarà la fine: sfruttando tutti i possibili cavilli legali, alcuni ricercatori sparsi per il globo continuano sotterraneamente a lavorarci, mentre le energie creative dell'Lsd influenzano Steve Jobs e gli altri moghul della Silicon Valley. Tra psicanalisti visionari e contesse inglesi dedite alla trapanazione del cranio, ragni drogati e neuroscienziati che parlano coi delfini, Agnese Codignola districa i molti fili che compongono la stupefacente storia dell'Lsd, dalle origini fino al Rinascimento psichedelico di questi anni, in cui il rivoluzionario uso dei microdosaggi e le scoperte recentissime di David Nutt e Robin Carhart-Harris sulle connessioni neurali attivate dall'Lsd stanno riaprendo la strada della sperimentazione ufficiale.

La cultura ci rende umani
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Materiale linguistico moderno

La cultura ci rende umani : movimenti, diversità e scambi / [Edoardo Albinati ... et al.]

UTET, 2018

Abstract: Mai come negli ultimi anni la parola cultura è sembrata tanto opaca e fuori fuoco. Ostaggio delle istituzioni e dei ministeri, comodo bersaglio dei paladini del “popolo”, passe-partout di una promozione sociale tutt’altro che garantita e perfino categoria del marketing. Eppure, niente come la produzione di cultura caratterizza la specie umana; è la cultura a dare forma, insieme alla biologia, sia alla traiettoria evolutiva di Homo sia alle nostre esistenze individuali. Cultura è, citando Max Weber, la rete di significati in cui siamo immersi, una rete che ha preso forma ben prima dell’avvento del web. Se è vero che la cultura non salva nessuno, resta essenziale che la costruzione di persone più libere e società sostenibili passi attraverso un confronto col nostro variegato patrimonio culturale: certo questo comporta fatica, ma è proprio al verbo latino colere, “coltivare”, che va ricondotta l’etimologia della parola. In questo libro, otto autori di varie discipline si misurano con le sfumature, le contraddizioni, la rilevanza della cultura. O meglio, delle culture. Otto diversi sguardi sul mondo che l’uomo ha plasmato: dai nuovi paradisi museali di Abu Dhabi sotto la lente di Jean-Loup Amselle al racconto di John Eskenazi sull’origine dell’arte del Gandhara, passando per le questioni di genere e di discriminazione sessuale affrontate da Vittorio Lingiardi e le sfide che attendono la scuola del futuro secondo Paola Mastrocola. Scopriamo così, insieme a Edoardo Albinati, che si può leggere Dante a dei detenuti stranieri e percepire il lampo della loro intelligenza. Con Adriano Favole, che la cultura ha un peso: 50 kg per metro quadrato di crosta terrestre – l’ammasso dei manufatti umani degli ultimi undicimila anni. Che nella nostra storia mescolanze e migrazioni sono la regola, e non l’eccezione, come scrive Marta Mosca. E che da quando esistiamo non facciamo che modificare, incidere, produrre segni: «Non sono una capra», risponde un vecchio Mangbetu alla domanda di Stefano Allovio sul significato dei suoi tatuaggi. Come a dire: finché posso plasmarmi, sono un essere umano.

Cieli d'Europa
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Materiale linguistico moderno

Settis, Salvatore <1941->

Cieli d'Europa : cultura, creatività, uguaglianza / Salvatore Settis

UTET, 2017

Abstract: Le distruzioni intenzionali di opere d'arte, l'incuria che affligge i monumenti e i paesaggi, il declino delle città storiche e il diffondersi dei ghetti urbani sono i multiformi segnali di una crisi che non è solo economica e politica, ma culturale. Stiamo disimparando a convivere con il nostro passato, a cui non sappiamo più guardare se non con nostalgia o con disagio. Per capire quel che sta accadendo, nessun osservatorio è più adatto di questa Europa sempre più disgregata, troppo spesso ridotta a progetto economico-politico in cui la cultura ha un ruolo gregario. Eppure, dall'eudaimonia di Aristotele al flourishing dell'odierna filosofia morale, la cultura è da sempre risorsa e motore dell'economia e della società, ma anche della democrazia, dell'uguaglianza, della giustizia. Partendo proprio dall'orizzonte europeo come intersezione fra opposti campi di forza (l'economia e la cultura, le identità nazionali e i flussi migratori, il passato e il futuro), Salvatore Settis affronta alcune idee vigenti di "cultura" e "culture", tra potenziali conflitti e possibili convergenze. Non soltanto quindi il lascito della civiltà greco-romana e della cultura rinascimentale, non soltanto la grande Mitteleuropa. È necessario un quadro più articolato e una maggiore consapevolezza delle "Europe" che compongono questa Europa. Una memoria culturale plurale è infatti il terreno di crescita di una creatività che non miri all'effimera felicità del successo: un sentimento che incardini l'individuo nella vasta comunità europea. A noi italiani va riconosciuto un merito, e spetta un compito. Riconoscendo ai cittadini il diritto alla cultura, la nostra Costituzione ha saputo guardare lontano: occorre farne tesoro ed espandere questa idea fino a contagiare l'Europa intera.

Il libro digitale dei morti
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Materiale linguistico moderno

Ziccardi, Giovanni <1969->

Il libro digitale dei morti : memoria, lutto, eternità e oblio nell'era dei social network / Giovanni Ziccardi

[Novara] : UTET, 2017

Abstract: Ogni giorno passiamo in media oltre 7 ore connessi a internet: aggiorniamo il nostro profilo Facebook, carichiamo foto su Instagram o Pinterest, mandiamo email di lavoro, scriviamo su Twitter, chattiamo su Whatsapp, acquistiamo su iTunes o Amazon: la nostra vita è ormai a tutti gli effetti una vita digitale, in cui ci muoviamo sparpagliando dietro di noi migliaia di dati sensibili. Ma che resta di tutti i nostri commenti, foto, acquisti, visualizzazioni, delle email e delle conversazioni in chat? Cosa sarà di tutti i nostri dati dopo la morte? Domande che diventeranno sempre più attuali quando tra qualche anno molti social sembreranno veri e propri “cimiteri virtuali”, pieni all’inverosimile di profili di utenti fantasma. Esperto di investigazioni digitali e di diritto applicato alla rete, Giovanni Ziccardi prova a sbrogliare il complesso rapporto tra morte e vita digitale individuando due tendenze: il diritto all’oblio, minacciato da un sistema in cui tutto sembra esistere per sempre e, nella direzione opposta, il tentativo di sopravvivere alla morte. Così, per esempio, da un lato è stato sviluppato un servizio capace di cancellare tutti i nostri dati nel momento in cui non rispondiamo a una email giornaliera; dall’altro si procede con gli esperimenti sulle intelligenze artificiali, aprendo la strada a una vita surrogata in cui la nostra identità digitale possa sopravviverci continuando a interagire con i nostri cari. Giovanni Ziccardi da un avamposto del presente osserva il futuro delle nostre vite digitali, costruendo un libro sorprendente, ricco e scorrevole, per aiutarci a sopravvivere in rete, o magari a scomparire del tutto.

La ludoteca di Babele
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Materiale linguistico moderno

Bartezzaghi, Stefano <1962->

La ludoteca di Babele : dal dado ai social network: a che gioco stiamo giocando? / Stefano Bartezzaghi

[Novara] : UTET, 2016

Abstract: Esiste una definizione unica di gioco? Stefano Bartezzaghi, fedele alla lezione dei suoi "padri giocatori" - da Umberto Eco a Giampaolo Dossena, da Johan Huizinga a Ludwig Wittgenstein a Roger Caillois -, ci mostra che quella del gioco è una dimensione screziata, molteplice, cadenzata da continue oscillazioni. Costantemente in bilico tra regole e libertà, tra realtà e finzione, il gioco è oscillante quanto pervasivo. Ne ritroviamo elementi nelle narrazioni, nella moda, nel design "user friendly", nel tempo tradizionalmente dedicato al lavoro, nei linguaggi e nei comportamenti sociali, perfino nel terrorismo: i wargames strategici sono diventati negli anni così rilevanti per il reclutamento dei professionisti della guerra che perfino l'Isis attira e addestra i suoi adepti con videogiochi come Call of Duty. Di gioco, o meglio di ludico, sono intrise poi le relazioni che tutti intratteniamo online, ricche come sono di toni semiseri, tormentoni virali, emoticon, ironia e naturalmente inviti, spesso molesti, a qualche nuovo gioco sui social network. La nostra realtà assomiglia sempre di più a una "ludoteca di Babele", in cui la cultura di massa ha instaurato a tutti i livelli un regime semi-giocoso che impone di riformulare non solo i rapporti fra gioco e realtà ma le loro stesse definizioni. Con e-book scaricabile fino al 31-/12-/2016.

Schiavi di un dio minore
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Materiale linguistico moderno

Arduino, Giovanni <1966-> - Lipperini, Loredana <1956->

Schiavi di un dio minore : sfruttati, illusi, arrabbiati : storie dal mondo del lavoro oggi / Giovanni Arduino, Loredana Lipperini

Milano : UTET, 2016

Abstract: Gli schiavi di un dio minore vivono tra noi, anche se non li vediamo, e rimangono tracce sui giornali: il trafiletto su un bracciante morto di stenti in un campo di raccolta, l'editoriale sui magazzinieri che collassano a fine turno. Quelli che invece vivono lontani sono ridotti a numeri, statistiche: il tasso di suicidi nelle aziende asiatiche dove si producono a poco prezzo i nostri nuovi device, la paga oraria delle operaie cinesi o bengalesi che rendono così economici i nostri vestiti. D'altra parte si sa, l 'abbattimento dei prezzi, senza intaccare i guadagni, si ottiene sacrificando i diritti e a volte la vita dei lavoratori, a Dacca come a Shenzhen o ad Andria. Ma non si tratta solo di delocalizzare o impiegare manodopera immigrata. La schiavitù si insinua nelle pieghe della modernità più smagliante: non c'è in fondo differenza tra i caporali dei braccianti e i braccialetti elettronici, i microchip, le telecamere e le cinture GPS, strumenti pensati per la sicurezza ma votati al controllo. Per non parlare della mania del feedback, del commento con le stellette, l'ossessione per il costumer care che mentre coccola il cliente dà un altro giro di vite alla condizione dei lavoratori. E dove manca il padrone, c'è lo schiavismo autoinflitto dei freelance, che sopravvivono al lordo delle tasse, senza ferie pagate, contributi, tempo libero. In questo libro, gli autori smascherano gli inganni del nostro tempo, in cui la vita lavorativa si fa ogni giorno più flessibile, liquida, arresa.

Senza sponda
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Materiale linguistico moderno

Aime, Marco <1956->

Senza sponda : perché l'Italia non è più una terra d'accoglienza / Marco Aime ; postfazione di Alessandra Ballerini

[S.l.] : UTET, 2015

Dialoghi sull'uomo

Abstract: Migliaia di vite "senza sponda": sono quelle dei migranti che cercano rifugio nel nostro Paese, in fuga da bombardamenti e carestie, da cambi di regime, guerre intestine e povertà, che si tratti della Nigeria di Boko Haram, della Libia in preda all'instabilità politica, dell'Egitto sconvolto dalle conseguenze dolorose della sua "primavera" mancata o della Siria ora in balia dell'Isis. Migliaia di esistenze travolte dalle onde del mare o spezzate dalla fatica del deserto: profughi in viaggio per raggiungere una parte del mondo che sognavano migliore, una sponda dove credevano di essere accolti. Ma così non accade. In un'Italia dalla memoria troppo corta, che volentieri dimentica il suo stesso passato di migrazione, è facile identificare nei profughi dei nuovi barbari, colpevoli di invadere le nostre coste per impoverirle, se non per depredarle. Una reazione diversa è possibile, però, proprio ricordando le nostre radici: imparando ad accogliere umanamente chi cerca rifugio sulle sponde italiane, per non cadere in quella che papa Francesco a Lampedusa ha chiamato "globalizzazione dell'indifferenza". È ciò che propone lo scrittore e studioso Marco Aime in questo pamphlet, agile e provocatorio, che getta una luce nuova sui casi più tragici della nostra attualità grazie agli strumenti dell'antropologia.