Abstract: "Fare una storia della Resistenza attraverso il cibo è entrare nel vivodell'esistere. […].Questo libro ci dà l'opportunità di pensare, vedere, quante quotidianescelte ci sono da fare per essere uomini.A partire da cosa ci mettiamo in bocca, e per finire alle parole che da quella stessa bocca escono".Vinicio CaposselaParlare di Resistenza come finora non è stato fatto, se non in forme saltuarie, cioè portando l'attenzione sul bisogno di nutrirsi. Approfittando dell'interesse oggi evidente nei confronti del cibo, vengono accostati temi che normalmente si collocano in secondo piano nella storiografia accademica e nella retorica celebrativa (cucina, pratiche di consumo, bisogni primari) in una modalità che potrebbe sembrare irriverente, ma non lo è.Mentre procede il racconto di come mangiavano i partigiani, infatti, tra le righe e tra le "ricette di libertà" filtra la conoscenza dei valori della Resistenza, che può essere ancora più profonda laddove fondata sul corpo e sulle sue necessità: per quando riguarda l'approvvigionamento quotidiano delle risorse edibili, la condivisione di un pasto (significativo è l'etimo della parola "compagno": colui con cui si divide il pane.Le pagine sono arricchite con settanta ricette ispirate dai racconti della Resistenza, riadattate in modo che siano facilmente riproducibili ai nostri giorni.
Titolo e contributi: Partigiani a tavola. Storie di cibo resistente e ricette di libertà
Pubblicazione: Fausto Lupetti Editore, 15/04/2020
EAN: 9788868740948
Data:15-04-2020
"Fare una storia della Resistenza attraverso il cibo è entrare nel vivodell'esistere. […].Questo libro ci dà l'opportunità di pensare, vedere, quante quotidianescelte ci sono da fare per essere uomini.A partire da cosa ci mettiamo in bocca, e per finire alle parole che da quella stessa bocca escono".Vinicio CaposselaParlare di Resistenza come finora non è stato fatto, se non in forme saltuarie, cioè portando l'attenzione sul bisogno di nutrirsi. Approfittando dell'interesse oggi evidente nei confronti del cibo, vengono accostati temi che normalmente si collocano in secondo piano nella storiografia accademica e nella retorica celebrativa (cucina, pratiche di consumo, bisogni primari) in una modalità che potrebbe sembrare irriverente, ma non lo è.Mentre procede il racconto di come mangiavano i partigiani, infatti, tra le righe e tra le "ricette di libertà" filtra la conoscenza dei valori della Resistenza, che può essere ancora più profonda laddove fondata sul corpo e sulle sue necessità: per quando riguarda l'approvvigionamento quotidiano delle risorse edibili, la condivisione di un pasto (significativo è l'etimo della parola "compagno": colui con cui si divide il pane.Le pagine sono arricchite con settanta ricette ispirate dai racconti della Resistenza, riadattate in modo che siano facilmente riproducibili ai nostri giorni.
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